STRASBURGO - Europei "consapevoli" dei piani di Bruxelles sulle auto a zero emissioni al 2035, ma oltre la metà dei cittadini intervistati (58%) è contraria al divieto di vendita di auto a combustione interna, diesel e benzina, a causa di "costi elevati, scarsa autonomia e difficoltà di ricarica delle auto elettriche". E' quanto emerge dall'indagine demoscopica realizzata dalla società di ricerca Polling Europe, su incarico del gruppo Ecr, e dedicata al futuro del settore automobilistico. I risultati sono stati presentati nel corso dell'evento "Riavviare il motore", promosso dalla delegazione di Fratelli d'Italia al Parlamento europeo di Strasburgo, a cui ha preso parte anche il ministro delle Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso. Più contrari alla normativa sono i francesi (67%), seguiti subito dopo da italiani e tedeschi (entrambi al 59%). Polling Europe ha intervistato 5mila cittadini dai 27 Paesi Ue tra il 28 novembre e il 7 dicembre 2024. Per il 34% degli intervistati, le auto elettriche inquinano effettivamente meno rispetto ai motori a benzina, il 30% sostiene che non ci sia differenza e il 27% ritiene che le emissioni degli e-vehicles siano addirittura maggiori. Folto il gruppo di intervistati che ritiene che la normativa sulle emissioni Ue debba essere rivista: il 39% vuole far leva su diverse tecnologie che diminuiscono le emissioni inquinanti, non solo l'elettrico, il 31% spinge sulla revisione per dare più tempo alle industrie per adeguarsi alle norme. I più favorevoli alla revisione sono stavolta gli spagnoli (75%), seguiti dalla Francia (71%) e dall'Italia (70%). Quanto alla crisi in cui versa il settore dell'automotive, dall'indagine risulta che il 37% degli intervistati sostiene che sono proprio i provvedimenti dell'Ue ad aver messo in difficoltà i produttori europei mentre per il il 29% le difficoltà sono da ricondurre alla concorrenza sleale cinese. In Italia in larga parte (38%) la crisi viene attribuita alle decisioni politiche comunitarie, a politiche di prezzi delle vetture sbagliate (29%) e solo in misura minore (19%) alla concorrenza con Pechino.
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