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Sarà ascoltato il fratello di Saman, la madre con il velo resta a capo chino

Sarà ascoltato il fratello di Saman, la madre con il velo resta a capo chino

Nazia Shaheen per la prima volta in aula dopo l'estradizione

BOLOGNA, 27 febbraio 2025, 18:24

Redazione ANSA

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La madre di Saman in aula col velo, sta a capo chino - RIPRODUZIONE RISERVATA

La madre di Saman in aula col velo, sta a capo chino - RIPRODUZIONE RISERVATA

Attraversa il cortile della Corte di appello di Bologna a capo chino, scortata dalla polizia penitenziaria e assediata da telecamere e fotografi. Nazia Shaheen, la madre di Saman Abbas, arriva per la prima volta in un'aula di tribunale italiana dopo l'estradizione dal Pakistan, lo scorso agosto e rimane a lungo seduta a testa bassa, con le mani sul volto, anche quando può vedere dopo lungo tempo il marito Shabbar Abbas entrare nell'aula Bachelet e prendere posto nella gabbia dalla parte opposta alla sua. La madre di Saman indossa un abito tradizionale scuro, un velo a coprire la testa e parte del volto, una mascherina chirurgica. Il padre ha un giaccone verde, anche lui prima di entrare nell'aula tiene il cappuccio in testa.

Per la prima udienza del processo di appello sull'omicidio della 18enne di Novellara sono presenti tutti e cinque i familiari imputati. Oltre ai due genitori, condannati all'ergastolo, anche lo zio di Saman Danish Hasnain, l'altro detenuto, che arriva con la penitenziaria: ha una condanna a 14 anni, appellata dal suo difensore e pure dai pm che chiedevano una pena più elevata. In aula fin dal mattino presto anche i due cugini, a piede libero dopo l'assoluzione della Corte di assise di Reggio Emilia arrivata a dicembre 2023: Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz, per cui la Procura ha fatto appello.

Nella prossima udienza del 6 marzo sarà riascoltato il fratello di Saman Abbas, minorenne all'epoca dei fatti, in qualità di testimone. Lo ha deciso la Corte di assise di appello di Bologna sciogliendo la riserva sulle richieste istruttorie della Procura generale. Il giovane in primo grado aveva accusato i familiari imputati, ma la Corte di Reggio Emilia aveva sostanzialmente valutato come inattendibili molte delle sue dichiarazioni. Sempre nell'udienza del 6 marzo sarà proiettato in aula il video realizzato dagli inquirenti che mette in fila una serie sequenze riprese dalle telecamere nei giorni del delitto.

L'avvocato dello zio, la madre 'variabile impazzita'  - "La variabile impazzita" del processo di secondo grado sull'omicidio di Saman Abbas "sono le dichiarazioni degli imputati: Shabbar Abbas ha già parlato, la vera novità è la presenza in aula di Nazia che, non avendo partecipato al dibattimento di primo grado, sarebbe elemento dirompente e nuovo del processo". Lo dice l'avvocato Liborio Cataliotti, difensore di Danish Hasnain, lo zio della 18enne uccisa, parlando coi giornalisti prima di entrare nell'aula della Corte di appello e sottolineando il ruolo della madre della ragazza 18enne, per la prima volta in aula dopo l'estradizione. Il suo assistito, condannato a 14 anni in primo grado, "è l'unico imputato a trovarsi in una posizione ambivalente. Ha proposto appello chiedendo l'assoluzione e subisce anche l'appello della Procura che chiede di riapplicare le aggravanti disapplicate su mia richiesta in primo grado. Se fosse una partita di calcio si direbbe zero a zero, palla al centro, perché può succedere di tutto, da assoluzione fino all'ergastolo. Per gli altri la partita è diversa, ci sono due fronti contrapposti. Shabbar e Nazia hanno fatto appello e per converso la Procura ha appellato avverso l'assoluzione degli altri due imputati", ha spiegato. Ad avviso di Cataliotti, "le prove raccolte in primo grado sono ampiamente sufficienti, non credo sia necessario il rinnovo dell'istruttoria, ritengo ineccepibile la sentenza che pone un solo dubbio: se Danish sia arrivato prima dell'esecuzione dell'efferato omicidio o immediatamente dopo ed è un dubbio dichiaratamente irrisolto dalla sentenze e che secondo me può fare la differenza".

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